De Auxiliis

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    Backstage di Last Ride. Visto il movimentato finale del match tra Aaron Lahart e Kenta Shibata, sembra naturale voler raccogliere dichiarazioni ulteriori a riguardo. Per questo vediamo Misty avvicinarsi alla porta di quello che sappiamo essere il camerino del double champion. Tra l’intervistatrice ed il campione però si trova qualcuno che ormai conosciamo. Marguerite Clairvaux sta infatti davanti alla porta, quasi come se stesse facendo la guardia.

    Misty non sembra comunque demordere e si avvicina alla wrestler francese.

    M: Marguerite, vorremmo qualche commento da parte di Aaron riguardo quanto abbiamo visto poco fa…

    La Clairvaux riserva uno sguardo glaciale alla povera mestierante, non sembra proprio convinta che questa inchiesta sia opportuna…Ma poi si sposta.

    MC: Prego.

    Passato il ‘’posto di blocco’’ intervistatrice e telecamera fanno il loro ingresso nella stanza. La scena che si trovano di fronte, forse, non sorprende. Lahart è seduto su una panca, gambe divaricate, mani congiunte e sguardo dritto al terreno, ma soprattutto, championship titles accanto a lui.

    Misty si avvicina cautamente.

    M: Aaron, questa sera l’incontro con Kenta Shibata si è risolto in un pareggio, ma ti abbiamo visto piuttosto in difficoltà. È possibile pensare che tu l’abbia sottovalutato?

    Il double champion alza lentamente lo sguardo da terra, posandolo su colei che gli ha fatto la domanda.

    AL: Se c’è una cosa che ho sottovalutato è la mia stessa bontà. Come sapete, sono ben consapevole, come lo siete voi, di quanto ormai tutto ciò che dice, pensa e fai sai assolutamente disgustoso. E sono anche consapevole che come chi è venuto prima di lui, il suo unico interesse è impadronirsi dei miei titoli per trattarli come giocattoli, strumenti subordinati a uno scopo puramente egoistico, un obiettivo inaccettabile. Ivan Grayson voleva imporre il dominio della sua sola forza, costruire un regno dove sarebbe stato soltanto lui a contare e risplendere, di soggiogare il mondo del professional wrestling, piegarlo al suo tirannico volere. Kenta Shibata invece questo mondo vuole distruggerlo, sotterrarlo insieme a lui, portarci tutti nel suo personalissimo inferno. Anche Per Grayson ero dispiaciuto perché, pur dissentendo sugli obiettivi, capivo i principi fondamentali secondo cui rifletteva e vedeva la realtà. Ho cercato di salvare anche lui, ma non ho mai esitato nell’affrontarlo perché sapevo che era perfettamente consapevole di ciò che faceva.

    Profondo sospiro del campione.

    AL: Riguardo Kenta invece… Non ho voluto infierire. Nei censurabili deliri di quel ragazzino ho visto una sofferenza tale che pur detestando in toto il suo modo di comportarsi ed avendolo minacciato a più riprese, mi sono ripromesso di non fargli più male di quanto strettamente necessario. Sono stato indulgente e questa indulgenza stava per costarmi veramente caro. Stavo per dare in pasto al suo personale inferno il mio paradiso.

    M: È giusto pensare che non sia finita tra di voi?

    AL: Giustissimo. Non so se merito di essere rimproverato per aver cercato di dare una dimostrazione di carità, ma sicuramente lui merita di ritrovarsi ancora di fronte a me… Dentro una Steel Cage. Ho commesso un errore e agli errori bisogna avere la forza di rimediare. Ci affronteremo di nuovo, senza mezzi termini stavolta, ma non temere. Non si tratta di una promessa di annientamento totale, in fin dei conti. Nonostante tutto non ho ancora rinunciato a tirarlo fuori dalla fossa che si è scavato, o per meglio dire, non ho ancora rinunciato a dargli la possibilità di tirarsi fuori da solo. La Grazia sa essere molto insistente, in questi casi, basta rafforzare la prassi.

    Misty sbarra gli occhi.

    M: La grazia?

    AL: La Grazia. Quell’aiuto con cui l’uomo può raggiungere la fede, la conversione e quindi la salvezza. Mi spiegherò come il cardinal Bellarmino si spiegò con Papa Clemente VIII, che tutto era fuorché un teologo, per fargli capire due diverse concezioni proprio della grazia. È un bell’esempio, seguimi. Hai mai sentito parlare della controversia De Auxiliis?

    M: No?

    Solo quest’uomo poteva aspettarsi una risposta differente.

    AL: Siediti.

    Misty, allibita, si siede accanto a Lahart, continuando a porgergli il microfono.

    AL: Immagina di dover indurre qualcuno a scrivere.

    L’intervistatrice ci appare sempre più confusa.

    M: Ehm, sì?

    AL: Nel primo caso, si induce qualcuno a scrivere ammonendolo, spaventandolo, rimproverandolo. È una predica, un tentativo di determinazione morale. Non si interviene mai con troppo vigore, un po’ come ho cercato invano di fare fino ad oggi. Nel secondo caso, si prende la penna e la si infila in mano all’altro, poi si afferra la mano per costringerla a scrivere, cosa che intendo invece fare il 22 dicembre. Il peccatore in questo caso potrà sottoscrivere la sua redenzione non con l’inchiostro, ma col sangue.

    Non ci sembra che la povera Misty abbia capito granché.

    AL: Ecco il dono che cercherò di conferirgli per l’ultima volta, nella santità di Roma. Tuttavia, non essendo io il padre eterno, non posso assicurarmi che questo dono sia accettato e faccia il suo corso, nemmeno se forzassi la mano di Shibata con tutta la forza di cui dispongo. Egli dovrà fare autonomamente, come piace a lui, una scelta. Se dare un senso al supplizio che lo attende oppure no. Se muovere la mano oppure no.

    Se si salverà, sarà perché l’ha deciso lui.
    Se si dannerà, sarà perché l’ha deciso lui.

    Questo è quanto. Vai in pace.

    L’intervistatrice annuisce e esegue prontamente, senza fare ulteriori domande. La si può onestamente comprendere.

    Camera Fades
     
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